POSTPRODUZIONE
Stanza 7
L'attitudine al sampling caratterizza e definisce molte delle esperienze più significative che compongono il paesaggio della moda italiana, soprattutto nel corso degli anni novanta, quando allo stilista e al designer subentra la figura del direttore creativo.
In continuità con il montaggio editoriale e i processi di image making che appartengono alla sensibilità dello stylist, i gesti che definiscono il design di moda italiano sono quelli del campionare, del riattivare, del ricombinare in modi inediti forme e stili esistenti, fra l'aggressività del cattivo gusto e la smaterializzazione tipica degli anni novanta.
Le silhouette antigraziose di Prada, avvolte in tessuti e stampe che evocano acidissime carte da parati anni settanta, dialogano con le paillette esasperate che animano la maglieria di Enrico Coveri. Ci sono le signore annoiate di Donatella Versace, che sembrano appena uscite da lussuose ville losangeline. Ci sono abiti che riattivano un heritage riprogettandolo o addirittura inventandolo radicalmente, come nel caso di Gucci immaginato dal texano Tom Ford.